Cosa sono gli attacchi di panico
Gli attacchi di panico, o disturbo da panico, sono classificati all’interno dei disturbi d’ansia. Si calcola che 10 milioni di italiani abbiano subito nel corso della vita uno o più attacchi di panico.
Di solito il disturbo si manifesta nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e ha un’incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Spesso un episodio di panico rimane un evento isolato; altre volte non viene riconosciuto o viene sottovalutato; di conseguenza non viene curato, per cui si possono sviluppare nel tempo più importanti recidive.
La parola panico deriva dal nome del dio greco Pan, divinità metà uomo e metà capra, che si divertiva a terrorizzare, con ululati disumani, chiunque attraversasse i suoi boschi. La leggenda narra che le sue urla terribili spaventassero perfino lui.
Sintomi del panico
I sintomi del panico sono in parte comuni ai sintomi d’ansia, ma di maggiore intensità: tremori alle gambe e braccia, oppressione al petto, palpitazioni e tachicardia, asfissia o iperventilazione, sensazione di sbandamento e svenimento, vampate o brividi, ipertensione o ipotensione, formicolio agli arti (parestesie), confusione mentale, paura di morire, paura di impazzire, di perdere il controllo, sensazioni di irrealtà, di stranezza e di distacco dall’ambiente.
E’ soprattutto la paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo che caratterizza l’attacco di panico. In realtà i sintomi raggiungono il culmine in 10 minuti e poi scompaiono. Lasciano tuttavia la persona in uno stato di abbattimento e terrore che l’esperienza si ripeti.
Cause del panico
Le cause dell’attacco di panico sono le stesse responsabili dei disturbi d’ansia e vanno ricondotte ai complessi circuiti fisiologici che presiedono la risposta allo Stress. Il sistema di risposta funziona in modo inadeguato oppure è sopraffatto dalla quantità e intensità degli eventi (interni o esterni).
Se la paura e la risposta d’ansia sono di per sé reazioni fisiologiche indispensabili per la sopravvivenza, nella patologia d’ansia e nell’attacco di panico si hanno risposte esagerate. In particolare nell’attacco di panico pare che le sensazioni provenienti e governate dalla parte più arcaica e istintuale del nostro cervello (paleoencefalo) abbiano il completo sopravvento nei confronti della mente e del pensiero logico-razionale governato dalla neocorteccia.
L’Io, inteso come parte di noi razionale, che media i rapporti con l’ambiente, va aiutato a trovare un nuovo equilibrio con le sue parti arcaiche-istintuali.
Cura del panico
L’apprendimento delle tecniche di rilassamento profondo e di respirazione, come pure i trattamenti di riequilibrio energetico su meridiani e punti specifici per l’ansia e il panico (mediati dalla M.T.C.) si rivela estremamente utile nel caso di attacchi di panico.
Queste tecniche portano a un graduale riequilibrio neurovegetativo e a una normalizzazione dei complessi processi psico-neuro-endocrini-viscero-somatici che sottendono alla risposta da stress.
Durante le sedute il paziente può sperimentare benessere profondo e calma mentale: sensazioni e stato interiore che imparerà a evocare nei suoi esercizi quotidiani e che diventeranno presto suo patrimonio stabile acquisito.
Il percorso di psicoterapia porta contemporaneamente al riconoscimento da parte del paziente delle cause interiori e/o ambientali che hanno provocato gli attacchi di panico. L’Io è aiutato ad acquisire nuove capacità che l’ambiente richiede e a trovare nuove strategie comportamentali e relazionali.
Come in tutti i percorsi psicoterapeutici, la nuova consapevolezza di sé può portare, a volte, al ricordo di eventi spiacevoli avvenuti nel passato, da tempo rimossi, e che ora la persona può affrontare e superare.
Questo fa parte del processo di consapevolezza, questo è per la psicologia del profondo il significato del riappropriarsi dell’Ombra, cioè delle parti più oscure o non conosciute di sé. Tutto ciò è espressione di una Guarigione ancora più profonda, oltre i sintomi, che porta l’individuo verso la completezza e all’Individuazione (C.G. Jung).